Il precipizio dell'amore. Solo appunti di una madre. by Mariangela Tarì

Il precipizio dell'amore. Solo appunti di una madre. by Mariangela Tarì

autore:Mariangela Tarì [Tarì, Mariangela]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-01-27T12:00:00+00:00


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I versi di Neruda

Non possiamo cambiare le nostre carte da gioco, dobbiamo usare quelle che abbiamo. Per quanto le mischiamo e le scambiamo tra di noi le carte non cambieranno la loro faccia. Le combinazioni, comunque, possono manifestare scale reali. Non esiste una cura per la sindrome di Rett. Accettare. Questo ti porta sul piano della vita possibile oltre la tragedia. Accettare l’inaccettabile è tutto quello che resta a quella sposa con il gonnellone e allo sposo dagli occhi grandi. Accettare può essere un buon punto di partenza. Fare il massimo con quello che ti è dato. Accettare non vuol dire non soffrire. Io soffro quasi sempre mentre cerco attimi felici. Io trovo attimi felici. Questo ha dell’incredibile anche per me.

Di Sofia mi manca la voce. Se avessi un desiderio da esprimere, solo uno, chiederei la sua voce indietro. Certe notti la sogno che cammina e parla e viene vicino a me che sono nel letto. Mi dice: “Mamma, svegliati”, oppure ride e mi dice che sta bene e vuole giocare. È un sogno che mi turba. Non ricordo più la sua voce ma forse è nascosta in un angolo della mia carne. Perdere le parole di Sofia è stato il lutto più grande, una tortura per lei e per noi. Accettare è stato il tempo a insegnarcelo un po’ per volta. Cercare vie alternative per darle voce, la nostra battaglia più ardua.

Quando ero ormai al sesto mese di gravidanza la mia amica Daniela mi regalò un armadio che non usava più. Mario aveva studiato tutti i tipi di passeggini esistenti sul mercato perché sua figlia avrebbe dovuto avere il modello migliore. Fronte mamma, fronte retro, reclinabile, col tettuccio. Avevamo visitato quasi tutti i rivenditori di passeggini della zona. Non ne potevo più della sua pignoleria, così avevo perso la voglia di andarmene in giro con il pancione alla ricerca anche di un armadio, e presi quello usato della mia amica. Era di un color giallino e comprai della calce per trasformarlo in armadio shabby-chic bianco. Ci vollero più di venti giorni tra scartavetrare e dipingere. Alla fine del lavoro salii sulla scala e guardai l’armadio troppo bianco. Mancava qualcosa. Dissi alla mia pancia che avrei scritto su quell’armadio una poesia. Non una qualsiasi, ma la prima che sarebbe apparsa aprendo a caso il libro di Pablo Neruda che avevo sul comodino.

Non potevo sapere, allora, che nelle parole di Neruda era celato il seme di quello che sarebbe stato l’abbraccio tra me e Sofia. Sull’armadio non più bianco adesso si leggono scritti in verde i versi del destino:

T’amo senza sapere come, né quando né da dove,

t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:

così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,

così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,

così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.



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